associazione sportiva

venerdì 18 maggio 2007

SCUOLA CALCIO E BASKET

FARE SCUOLA CALCIO e BASKET ALLA “MANIERA BOIARDO MAER”

Certamente quello trascorso è stato un anno dal bilancio più che positivo, non possiamo però negare anche gli oneri che il portare avanti questa grande Società, con precisi valori e obiettivi comporta, visto il continuo crescere del numero di iscritti e visto che il trend per gli sport giovanili mira di solito a ben altro.

Fare calcio e basket alla Boiardo Maer significa soprattutto:

- Non mettere il calcio/basket come prima finalità, bensì sfruttarlo al massimo come mezzo, strumento per imparare, per educare ad un agonismo leale. Proprio tale agonismo risulta essere indispensabile nell’attuale contesto sociale al fine di ricercare riferimenti di valore utili per affrontare una realtà in cui la competizione non può essere negata: non ci si può rifiutare di riconoscere l’esistenza dell’agonismo, della competizione, ma si può imparare giorno per giorno a viverli nella maniera più utile possibile, evitando di agguerrirsi perché ho giocato poco, perché l’arbitro non ha visto che, perché il mister non mi ha convocato, perché la partita è andata male per colpa di quello.. ma cercando di tirar fuori da sé tutte le energie necessarie (dare il massimo) mettendole al servizio della squadra.

- Offrire ai ragazzi un’esperienza di vita in un gruppo che, sotto la guida di più allenatori (avere più di un mister per squadra è stata una scelta voluta per dare maggior qualità agli allenamenti) si impegna nell’impresa di imparare regole e gesti tecnici, per creare gradualmente un’azione collettiva, per misurarsi con se stessi e con gli altri, nella ricerca del miglioramento e dei risultati sul campo. Sentire dunque un senso di appartenenza e la forza di un progetto comune che impegna per un anno e richiede fatica, presenza, impegno, costanza.

- Non credere che l’importante sia vincere, ma nemmeno che l’importante sia partecipare. Perseguire la vittoria è ciò che dà senso a tutte le fatiche, agli allenamenti al freddo e con la pioggia, alle sere passate a fare i compiti perché prima si è andati in campo, ecc., è ciò che dà partecipazione emotiva, mantiene la tensione e il coinvolgimento, fa sentire la responsabilità personale rispetto alla squadra e motiva le fatiche. C’è una bella differenza a nostro parere però tra il “voler vincere a tutti i costi” e “l’impegnarsi al massimo per vincere”.. noi perseguiamo solo il secondo obiettivo.

- La vittoria però deve essere secondo il nostro punto di vista la vittoria della squadra, perché si vince e si perde tutti insieme; la vittoria delle regole, perché vincere imbrogliando o contestando svuota di significato il successo; la vittoria della grinta, come spinta interiore che rende più ricchi e generosi al tempo stesso, che fa andare a braccetto sofferenza e piacere, che fa raggiungere il risultato inseguito; la vittoria anche in caso di sconfitta perché se i gol o i canestri ricevuti superano quelli dati è giusto essere tristi, ma le situazioni in cui l’avversario è più forte non mancano da bambini e non mancheranno da adulti, l’importante è avere in coscienza la certezza di avere dato il massimo e saper reagire, avere una spinta verso il futuro; la vittoria del gruppo che impara ad accogliere ogni persona per quello che è, per quel che può dare in campo, lasciando spazio a tutti, nella misura in cui questi possono offrire in quel determinato momento della loro esperienza.

- Saper perdere imparando dalla sconfitta, osservando ed arricchendosi grazie a chi è più bravo (tecnicamente, tatticamente, fisicamente). Saper perdere è accettare la sofferenza che l’esito del confronto ha dato e trarne gli opportuni insegnamenti per orientare positivamente l’azione futura, facendo diventare anche questa esperienza qualcosa di costruttivo.

- Non dire mai. Nel corso degli anni la nostra esperienza (e rinforzano questa idea anche gli studi scientifici) ci ha insegnato che di fronte ad un atleta non è possibile “dire mai”: ci sono ragazzi che attraversano momenti in cui per cause fisiche, motorie o personali non riescono ad essere “in forma”, dunque in campo “rendono poco”. Gli anni e i fatti ci hanno insegnato che continuare a scommettere sempre su tutti, incitandoli all’impegno negli allenamenti porta di certo a grandi risultati, che non bisogna scoraggiarsi, né additare qualcuno come “brocco” perché spesso il tempo, la grinta e le aspettative dei mister aiutano a tirar fuori da ciascuno il massimo, con enormi soddisfazioni personali, anche se nessuno magari sarà poi Maradona o Michael Jordan. Inoltre riteniamo che siano troppi i vantaggi che il calcio e il basket portano con sé su più piani.. troppi per poterci permettere di escludere un bambino da un’esperienza così ricca e formativa.

- Valorizzare il movimento e l’educazione corporea, per mettere in risalto il concetto di salute. Ci rendiamo conto quotidianamente dei numerosi gap che i nostri ragazzi accumulano dal punto di vista motorio. L’esperienza calcistica e di pallacanestro vogliono dunque proporsi come fondamentali alleati per lo sviluppo armonico del fisico, per esaltare l’importanza della salute (anche dal punto di vista alimentare) per aiutare i ragazzi a rinforzarsi, a conoscersi meglio ed acquisire una graduale consapevolezza di sé, anche in termini di difetti motori, necessità di miglioramento, passi avanti eseguiti. Lo sport infatti è fondamentale dal punto di vista della salute, dello sviluppo del fisico, del mantenimento di un “peso forma” in pieno benessere, del riequilibrio del sistema immunitario, della capacità di contrastare lo stress, della prevenzione delle patologie del sistema respiratorio e cardiovascolare.

- Parlare con i ragazzi. Dar loro valore, ascoltarli, renderli davvero partecipi di ciò che fanno, far loro comprendere i perché di quanto si chiede loro, discutere insieme con chiarezza della scelte dei mister, dell’andamento delle partite, pensandoli come persone.

- Collaborare con i genitori nell’impegno educativo verso i ragazzi, ossia richiedere con forza il rispetto di regole ed esercitarlo quotidianamente sul campo, come anche mantenere un rapporto costante con le famiglie attraverso la presenza continua sui campi dei nostri dirigenti, grazie agli incontri informativi e formativi organizzati durante l’anno, grazie alle feste insieme.

- Allenare i ragazzi soprattutto all’impegno, ossia chiedere loro di assumersi responsabilità adeguate all’età, aiutarli a maturare il rispetto di sé e degli altri (compagni, mister, dirigenti, arbitri), valorizzare il dialogo (quello corretto) e l’ascolto, richiedere la partecipazione agli allenamenti con costanza e puntualità come responsabilità personale, sollecitarli all’ordine, alla cura del materiale, alla doccia dopo l’allenamento, ecc.

- Imparare a giocare a calcio e a basket, cioè imparare questi sport che sono fantastici perché giochi di squadra, perché permettono di misurasi e conoscersi, perché con poche semplici regole, un prato o una pista ed un pallone possono insegnare tanto a livello umano, sociale e personale.

Ecco dunque tutto ciò che per noi è fare sport. Siamo consapevoli di andare in questo modo controcorrente rispetto alla cultura del calcio e del basket come “vittoria a tutti costi” o come “pretesa che proprio figlio/atleta diventi qualcuno”, ma crediamo fermante in questi valori e li porteremo avanti finché ci saranno persone come voi che continueranno a credere nella loro importanza e sceglierli per i propri figli.

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